I ritratti e i graffiti di Patrizio Vanessi

Su Tribeart.it andiamo a parlare del mondo dei graffiti!

Patrizio Vanessi nasce a Legnano, in provincia di Verona il 4 settembre 1953. Il padre era un dirigente bancario, mentre la madre aveva origini francesi. Fin dall’infanzia fu vicino alla creatività degli ambienti artistici più disparati frequentando la facoltà di architettura a Venezia senza mai esercitare la professione. Nel corso della sua adolescenza fu influenzato da diverse correnti artistiche, quali l’arte povera, la transavanguardia italiana, passando anche per il figurativo e l’ astratto.Nel corso dei vari anni studia tecniche di comunicazione e nuovi linguaggi molto differenti tra loro, spaziano tra la vastità del panorama artistico dell’Italia degli anni ’70 e ’80.

Questa continua ricerca e innovazione si vedrà nei filoni delle suo opere contraddistinguendone i suoi periodi artistici distintamente. Negli anni si avvicinerà a personaggi di spicco quali Sergio Ermini (esponente di spicco dell’arte povere ),Guglielmo Achille Cavellini (artista e collezionista ), ma ricordiamo anche la vicinanza con i galleristi quali Emilio Mazzoli e Massimo Minini. Ma è negli anni ’80 che, legandosi ad un importante galleria canadese (Artcore Gallery), avviene la sua svolta professionale e le sue opere vengono esposte in diverse fiere e gallerie nelle città di tutto il mondo (Milano,Basilea,Toronto,New York, Miami, Praga, Colonia).

La continua innovazione ricercata dall’artista lo porta, negli anni 2000, a iniziare una nuova esperienza nel mondo digitale,in particolare predilige l’utilizzo di manipolazioni plastiche plexiglas e PVC, ma anche all’utilizzo di situazioni di tutti i giorni come spunto per un’ opera che si potrebbe definire appratente all’arte povera italiana. Tutto questo fa di Vanessi un innovatore e un artista al passo con i tempi capace di reinventarsi ogni volta. Clicca qui per continuare a leggere la biografia dell’artista.

I GRAFFITI

La struttura principale dei graffiti di Patrizio Vanessi nell’arco della sua carriera è quella dell’astrattismo. Il colore è acceso i contorni delineati, come se volesse lasciare all’osservatore l’idea di un incompleto da completare mentalmente, ognuno può avere un’immagine e una percezione differente di ciò che l’artista ha voluto rappresentare, non c’è univocità nè conformità nelle linee guida del graffito quasi come se l’artista volesse entrare nella mente dell’osservatore, come uno psicanalista.

Le immagini risultano essere chiare e quasi di facile comprensione a prima vista, ma l’interiorità dell’immagine risulta essere evidente per chi ne osserva uno. Da ricordare soprattutto le ultime opere dell’artista Visioni (catrame e smalto su tela),ma anche Graffiti XXXI (catrame su cartonlegno ). L’utilizzo del colore scuro della pece è quasi caratteristico dell’artista che, è come se volesse rappresentare la mente umana attraverso il cosiddetto oro nero di cui non si può fare a meno oggigiorno, come se volesse lanciare sulla tela una coltre di orrore che sta in ognuno di noi. I suoi graffiti colpiscono l’osservatore nella mente ma anche nel cuore ricordando che tutti siamo fragili e che nessuno mai fa i conti con la propria coscienza.

Le sue opere, in questo caso i graffiti,scavano nella memoria dell’uomo e ne fanno riemergere i ricordi sia positivi che negativi. Le figure geometriche sono irregolari così come i bordi che colano all’interno del graffito stesso, la verticalità è elemento fondamentale, la sua opera si sviluppa spesso in altezza, con vari rami quasi a rappresentare un albero o un cespuglio.

Altro aspetto importante è la simulazione del movimento, tipico dei futuristi, che dà al graffito forza e impetuosità.

I RITRATTI DI PATRIZIO VANESSI

La sua opera trova pieno compimento quando l’artista si cimenta nella realizzazione di ritratti, opere moderne, da non confondere con i classici ritratti di persona. A questo propositi ricordo due opere di arte assolutamente innovative e direi eccezionali per la loro natura, Ritratti Plastici e Ritratti Futuri.

I ritratti dell’artista sono da intendersi come figure astratte e rivoluzionarie, le pennellate sono ben definite, la forma delle opere invece è indefinita e discontinua. Il suo stile e personalmente mi ricorda quello di un grande artista futurista e non solo Pippo Oriani, il modo con cui Vanessi posa il pennello sulla tela creando a volte delle parti in cui i colori si sovrappongono e si uniscono come a formare una tavolozza, quasi a ricreare nel dipinto ciò che lui sta utilizzando per realizzarlo. Il ricorrente uso dei colori primari spesso freddi dà la sensazione che il ritratto sia quasi un paesaggio ricongiungendo l’osservatore sia alla natura che all’uomo e avvicinandolo ad una dimensione astratta in cui nulla è quello che sembra.

Spesso Vanessi lascia all’intero del dipinto delle pennellate irregolari, la pittura in alcuni punti dello stesso è sollevata dal resto e si vengono a creare crepe sulla tela.La profondità del suo dipinto va oltre il dipinto stesso, guardandolo puoi vedere ciò che tu credi ci sia, l’artista lascia libero sfogo all’immaginazione e realizza un dipinto per tutti come se fosse lui colui che porta l’arte verso il popolo. Nella propria opera Vanessi mette tutta la sua coscienza e la sua anima cercando di carpire l’animo umano cercando di vedere al futuro, alla verticalità al movimento che non cessa mai, un moto perpetuo che entra in ognuno di noi.

La plasticità dei suoi ritratti risulta evidente anche a chi non ha un occhi esperto, il dipinto ti entra in testa e fai fatica a liberartene. Il continuo cambio di tonalità rende il ritratto molto frizzante e privo di staticità, la tela è dinamica si muove ogni volta che l’osservatore si muove, cambia forma e contenuto sembra un sogno, una figura mutante nel tempo. Quindi se vi piace l’arte, e ritenete di esserne appassionati, consiglio vivamente la visione delle sue opere senza alcun dubbio rimarrete sorpresi e estasiati.