Come spedire in Inghilterra dopo la Brexit

È passato quasi un anno dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, evento che passerà alla storia con il nome Brexit. Da quel 1 Gennaio 2021 sono cambiati molte cose, tra cui le modalità di spedizione dei pacchi. Se in un primo momento la scelta di spedire un pacco in Inghilterra poteva risultare difficoltosa, a causa dei problemi sorti alla dogana con il Regno Unito e gli innumerevoli equivoci dovuti sia alle tasse doganali sia alle merci cui applicarle, oggi si può facilmente inviare un pacco oltre Manica in pochi giorni, nella massima sicurezza e soprattutto a tariffe convenienti.

Prima della Brexit

Il processo che ha portato la Gran Bretagna a non essere più un Paese membro dell’Unione Europea è iniziato in seguito all’esito del referendum britannico del 23 Giugno 2016, cui sono seguiti i negoziati tra il governo di Londra e le istituzioni europee. La data ufficiale della Brexit coincide con il 31 Gennaio 2020, giorno di inizio della fase di transizione durata per l’intero 2021.

Per tutto questo periodo, chi voleva spedire un pacco a Londra o inviare qualsiasi oggetto da questa città verso ogni destinazione europea, non doveva far altro che scegliere il corriere espresso preferito oppure ricorrere ai servizi di spedizione online presenti sul web.

Le tariffe di spedizione erano come per altri Paesi europei e i tempi di spedizione simili a quelli che occorrevano per spedire un pacco a Praga, Parigi o verso un’altra capitale del Vecchio Continente. Insomma, non c’erano sostanziali differenze rispetto alle migliaia di spedizioni effettuate ogni giorno da un angolo all’altro d’Europa.

Spedire un pacco in Inghilterra dopo la Brexit

Al di là di qualsiasi mutamento geopolitico o istituzionale, ciò che fa veramente la differenza tra una spedizione in Inghilterra effettuata prima e dopo la Brexit è soltanto un singolo aspetto, seppur di fondamentale importanza: la dogana. Se questo termine è praticamente sparito dal gergo dell’Europa unita, è entrato nuovamente nel linguaggio dei corrieri espresso, allorché si trovano ogni giorno a fare i conti con la documentazione e i controlli doganali. Ma andiamo per ordine e vediamo nel dettaglio cosa è cambiato negli ultimi mesi.

Dazi, IVA, franchigia: facciamo chiarezza

Per meglio comprendere le varie tipologie di dazi, è utile prendere familiarità con alcuni termini tecnici. Tra questi spicca senza dubbio la parola dazio, che sta a indicare l’imposta indiretta applicata dal Paese che la impone, e il cui valore è strettamente connesso con il tipo di oggetto spedito e il suo valore commerciale.

Il secondo termine, che certamente non suona nuovo poiché fa parte della vita quotidiana di tutti noi, è IVA, vale a dire l’imposta sul valore aggiunto che viene applicata su gran parte dei beni e servizi. Nel quadro della Brexit riguarda sostanzialmente il valore della transizione al momento del passaggio di un pacco alla dogana.

Infine, la terza parola da non dimenticare mai è franchigia, che può essere considerata una sorta di soglia al di sopra della quale scatta una determinata imposta, nel nostro caso l’IVA e/o il dazio.

La conoscenza di questi aspetti consentirà di sapere con estrema precisione se e quanto si deve pagare di dazi e altre imposte, a seconda che il pacco viene spedito da Londra o un’altra città dell’UK, oppure se la destinazione del pacco è proprio il territorio britannico.

In entrambi i casi, comunque, sarà sempre necessaria la massima attenzione sia durante il confezionamento del pacco sia quando si allegano alcuni documenti che ora elencheremo nel dettaglio.

Spedire da o verso la Gran Bretagna: ecco come fare

Nel 2021 sono tanti i motivi per cui si ha la necessità di spedire un pacco in Inghilterra: per inviare oggetti e alimenti ai propri cari, in vista di un viaggio organizzato in Gran Bretagna per il quale si desiderano spedire in anticipo le valigie, e molti altri motivi.

Ciò che accomuna le spedizioni da o verso la Gran Bretagna con tutte le altre è l’attenzione richiesta durante il confezionamento del pacco. Alle consuete raccomandazioni, tra cui utilizzare una scatola integra e priva di etichette, si aggiunge anche quella di fare abbondante uso di pluriball o polistirolo nel caso di oggetti fragili, oltre che di sistemare nelle apposite cantinette le eventuali bottiglie contenute nel pacco.

Il passo successivo è quello di apporre su un lato del pacco l’etichetta con il codice univoco della spedizione, vale a dire una serie di numeri e cifre che contraddistinguono la spedizione.

È a questo punto che sorgono le evidenti differenze tra una spedizione in Europa e una da o verso l’UK.

Nel secondo caso, infatti, oltre ad allegare la tradizionale lettera di vettura, sono richiesti altri tre documenti:

  • La fattura proforma, documento importantissimo che elenca le tipologie dei beni contenuti nel pacco e indispensabile per determinare l’entità del dazio e delle altre imposte da applicare alla spedizione.
  • La dichiarazione di libera esportazione, compilata inserendo i dati anagrafici del mittente e la firma dello stesso.
  • Infine, non vanno dimenticate le copie cartacee del documento di identità e del codice fiscale di colui che spedisce il pacco.

 

Una volta effettuato correttamente questo passaggio, senza dimenticare i documenti sopra elencati, non resterà che consegnare il pacco nelle mani dello spedizioniere. Nonostante la Brexit abbia oggettivamente complicato le spedizioni, i tempi di consegna sono rimasti relativamente celeri, compresi tra i 4 e i 6 giorni lavorativi.

In conclusione, a molti mesi dall’entrata in vigore della Brexit, le spedizioni in Gran Bretagna non rappresentano più un problema come all’inizio e vengono svolte dai corrieri espresso nella massima sicurezza.