Articolo scritto con la collaborazione di Berevecchio Srls
La lavorazione del vino, una delle attività umane più antiche, ha subito un’evoluzione nel corso dei secoli attraverso l’adattamento ai contesti storici, culturali e scientifici. Dalle prime vinificazioni della preistoria fino alla produzione di massa moderna, esso ha attraversato momenti di grande innovazione e cambiamento. Esploreremo l’evoluzione della fattura del vino attraverso i tempi e le innovazioni che hanno contraddistinto ogni epoca.
La produzione e la vinificazione nel mondo antico
L’origine del vino risale a migliaia di anni fa, probabilmente alle civiltà mesopotamiche e egiziane. In queste culture, esso aveva un significato religioso e rituale e la lavorazione era ancora molto primitiva. Tuttavia, con l’espansione della civiltà romana, circa 2000 anni fa, la produzione del vino iniziò ad affinarsi notevolmente. La filosofia e la scienza romana centravano l’attenzione sulla tecnologia agricola e l’utilizzo di strumenti innovativi, consentendo la generazione di una grande quantità di prodotto.
Un fattore decisivo per lo sviluppo della lavorazione di questo nettare nell’antichità è stato il ruolo della Grecia. La tradizione di coltivare l’uva e la produzione del vino hanno contribuito a diffondere le tecniche di vinificazione in tutta Europa, dando vita ad una fabbricazione di un prodotto di alta qualità. Successivamente, la cristianità ne influenzò i valori di presentazione ed importanza, rendendolo un simbolo dell’eucaristia.
L’impatto della rivoluzione agricola sulle tecniche di realizzo
Nel corso del Medioevo, nonostante la conservazione delle tecniche di produzione, la varietà delle uve e le tecniche di selezione furono ampiamente migliorate. Con la rinascita del commercio, la viticoltura si diffuse sempre di più e le tecniche di realizzazione e di utilizzo delle botti migliorarono. Questo ha portato a una maggior conservazione e di conseguenza l’allargamento del mercato del vino.
La rivoluzione agricola dell’800, unitamente ad una migliore conoscenza delle tecniche scientifiche, incoraggiò un nuovo sviluppo della produzione con l’introduzione della vendemmia, che permise di ottenere un prodotto di altissima qualità. I secoli XVIII e XIX sono stati caratterizzati da molte innovazioni tecnologiche nella produzioni vinicole: dall’introduzione di macchine sofisticate per la molitura dell’uva al progresso dei sistemi di lavorazione e conservazione, come ad esempio l’uso di vasi di cemento armato o di acciaio inox.
L’era della globalizzazione e la diffusione di nuovi vitigni
Con la globalizzazione, ampliate le conoscenze del commercio delle uve e del vino, furono introdotti nuovi vitigni e tecniche di realizzazione. L’espansione del mercato vinicolo fu anche il motore di innovazioni relative all’imballaggio e alla conservazione, con la nascita della cantina come luogo di commercio.
In tempi recenti, le tecnologie della viticoltura e dell’enologia sono state influenzate dalle innovazioni tecnologiche e dai nuovi sviluppi nella tecnologia applicata alle scienze agrarie. La generazione vinicola è stata riconosciuta come una delle maggiori espressioni del “Made in Italy”, grazie al rinnovamento delle tecniche di lavorazione, alla ricerca e all’allargamento della conoscenza dei prodotti autoctoni italiani come il Chianti o il Barolo, chiarendone le caratteristiche identitarie.
L’avvento della tecnologia moderna e la fabbricazione di massa
La produzione in scala industriale, iniziata nella seconda metà del Novecento, si è concentrata sulle fattorie, dando origine all’industria delle bevande alcoliche. L’automazione delle tecniche di fabbricazione, insieme a nuove modalità di lavorazione delle uve, ha notevolmente migliorato la qualità del prodotto e la resa. Bisogna dire che anche in questo caso, la tecnologia non ha rimpiazzato la competenza e la capacità dell’uomo nel produrre, conservare e scegliere il prodotto giusto al momento giusto.
La ricerca di nuovi metodi per produrre un vino di alta qualità
Con l’aumento della consapevolezza del consumatore, sono emerse nuove esigenze in termini di qualità del prodotto e di ricerca di nuovi metodi di realizzo. L’uso delle tecnologie vicine alla sostenibilità contro gli impatti ambientali dell’industria enologica è stato il conseguimento di un ottimo strumento, ottenendo una svolta verso la promozione della biodiversità e della salute dell’ambiente.
La vigna biologica, ad esempio, rappresenta l’ultima frontiera nel campo della viticoltura e dell’enologia. Le tecniche biologiche puntano a limitare l’uso di prodotti chimici nella coltivazione delle uve e nella lavorazione, dando priorità alla varietà e alla tracciabilità del prodotto. È un approccio che si basa sul concetto di terroir, dove la natura del paesaggio, dell’ambiente e del clima hanno la competenza di orientare la produzione enologica.
La sostenibilità ambientale e l’importanza dell’agricoltura biologica
Il futuro della realizzazione del vino è legato alla sostenibilità ambientale e alla valorizzazione delle identità territoriali. La filiera viticola deve diventare, infatti, un modello di coltivazione e di conoscenza della natura e del paesaggio in cui si trova, del contesto storico e sociale in cui sorge.
In questo contesto, l’agricoltura biologica cerca di aumentare la sostenibilità ambientale nel settore, incentivando una fattura rispettosa dell’ambiente e dell’uomo. Per far questo, si devono applicare nuovi metodi di lavorazione e produzione, a partire dalla bellezza e salubrità del terreno fino all’uso dei micro organismi che vivono all’interno della vigna. L’agricoltura biologica sostiene il controllo biologico delle infestanti e della difesa nei confronti delle malattie dell’acqua delle piante, favorendo una migliore salute del terreno e delle viti.